C’è un primo elemento di fondo che mi porta a sostenere con convinzione le ragioni del sì alla riforma cosituzionale. Sono convinto che la principale condizione per difendere oggi la democrazia e promuovere i valori della prima parte della Costituzione sia rendere più capaci le istituzioni di affrontare i problemi dei cittadini. Aggravando l’attività legislativa con il bicameralismo perfetto non si crea un equilibrio che tutela la dialettica democratica ma al contrario si indeboliscono le istituzioni democratiche, appesantite da procedure che rendono meno efficace la loro iniziativa.
Un secondo riguarda l’ intervento, presente nel nuovo assetto costituzionale sottoposto a referendum, su un miglior equilibrio di competenze fra Stato e Regioni, che supera i conflitti di competenze che non sono mancati dopo la riforma del Titolo V della Costituzione. Diciamo la verità, anche sul piano della cultura politica della sinistra: sul cosiddetto federalismo la Sinistra in Italia, in una certa fase storica, ha corso il rischio di inseguire il dibattito politico. L’assetto che era stato messo in campo, per alcuni elementi, confliggeva con l’effettivo contesto istituzionale del Paese e delle nostre regioni.
Infine, fra le tante, voglio ricordare qui una ragione per votare sì che riguarda il PD. Ho moltissimo rispetto per le ragioni di chi, iscritto al PD, sostiene il no al referendum o non ha ancora deciso come votare in attesa delle evoluzioni del dibattito su altri elementi anche non secondari. Dal mio punto di vista però un PD che arrivi diviso al referendum rischia poi di pagare un prezzo politico qualunque sia l’esito, forse più alto nel caso di una improbabile vittoria del no. Nel mio piccolo sento la responsabilità di impegnarmi perché, al massimo possibile, chi nel PD sostiene le ragioni della sinistra, come chi scrive, sia nelle condizioni politiche e maturi la decisione di promuovere il sì al referendum costituzionale. Intanto il mio impegno per il sì, su cui sto molto lavorando, parte dal territorio e dal dialogo con il popolo del Partito Democratico, con cui è fondamentale confrontarsi per spiegare, nel merito, le ragioni della riforma.
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