Nel maggio del 2012 una terribile sequenza sismica portò distruzione e morte in una ampia porzione di pianura padana compresa tra le province di Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia, al confine con la Lombardia ed il Veneto. Si trattava, allora come oggi, di un territorio connotato da una significativa presenza di attività produttive, di ambito industriale ed agricolo, che esprimeva oltre il 2 percento del Pil nazionale. La risposta delle Istituzioni – centrali, regionali e locali -, la tenacia delle popolazioni, il coraggio degli imprenditori hanno consentito di avviare e portare a risultati importanti la ricostruzione. Le scuole e i luoghi di cura sono stati prontamente restituiti, come pure le aziende, che non hanno trasferito i loro stabilimenti se non temporaneamente. Anche il processo di ricostruzione delle abitazioni è ad uno stato significativo. La parte della ricostruzione sulla quale è richiesto ancora ancora molto impegno, è quella relativa al patrimonio monumentale: castelli, centri storici, municipi storici, teatri, luoghi di culto. E non poteva che essere così, trattandosi di una parte di patrimonio che richiede una particolare cura. Resta tuttavia importante rimarcare l’importanza di questo ultimo tratto della ricostruzione, per i valori simbolici e civici di cui è espressione quella parte di patrimonio pubblico che attende di essere restituita alla pubblica fruizione. Per raggiungere quest’ultimo obiettivo occorre ancora uno sforzo importante, che coinvolga la comunità locale e nazionale: istituzioni centrali, regionali e locali, comunità scientifica nazionale e regionale, associazioni che operano sul territorio a favore della valorizzazione dei beni della comunità. Con lo scopo di sensibilizzare ad anzidette finalità, viene promosso un convegno che si terrà venerdì 3 febbraio, ore 15.00, presso la sala Matteotti di Palazzo Theodoli