Accolto mio Ordine del Giorno sul Reddito di Cittadinanza

Oggi il Governo ha accolto, nel corso del voto in Aula, come raccomandazione questo mio Ordine del Giorno, che vuole segnalare una delle tante contraddizioni presenti nel provvedimento sul Reddito di Cittadinanza.

La Camera,

premesso che:

  • il provvedimento in esame istituisce il Reddito di cittadinanza sia come misura di contrasto alla povertà che come misura di politica attiva del lavoro con la quale, lo stesso Ministro del lavoro e delle politiche sociali, più volte, ha dichiarato che, in Italia, sarebbe stata sconfitta la povertà;
  • secondo l’ISTAT, in Italia ci sono 1 milione e 778 mila famiglie pari ad oltre 5 milioni individui che vivono in condizioni di povertà assoluta, dato più alto dal 2005 (primo anno di rilevazione della povertà assoluta) in termini sia di famiglie che di singoli individui;
  • sempre secondo le stime ISTAT nell’ipotesi di un tasso di utilizzo del provvedimento pari all’85 per cento del totale teorico delle famiglie potenzialmente beneficiare, il RdC potrebbe interessare un milione 308 mila famiglie pari a due milioni e 706 mila individui;
  • tale misura non può certo essere inserita tra i livelli essenziali garantiti ed esigibili poiché i diritti del RdC sono garantiti solo e soltanto nei limiti delle risorse disponibili;
  • la povertà sociale e la povertà di reddito vanno distinte, poiché la prima si combatte con la presa in carico, multidimensionale da parte dei servizi per la povertà degli enti territoriali, con la collaborazione del territorio e della comunità là dove la povertà di reddito si combatte con gli investimenti e con la creazione di posti di lavoro;
  • i criteri per l’erogazione del beneficio colpiscono le famiglie più povere e più bisognose. Il vincolo dei dieci anni di residenza, due dei quali consecutivi, colpisce una platea di 300.000 persone, che hanno la sola colpa di essere famiglie straniere, pur regolari; si colpiscono 30.000 persone senza fissa dimora; si colpiscono gli italiani residenti all’estero, che tornando in Italia, in caso di bisogno non potranno accedere ad alcun beneficio;
  • la scala di equivalenza risulta essere iniqua, ridotta sia rispetto a quella dell’Isee, sia a quella del REI, nonché penalizzante per i disabili e per le famiglie numerose (un minore vale 0,2 un adulto 0,4, niente in più per una persona disabile) fino ad un massimo di 2,1 o di 2,2 se nel nucleo c’è una persona disabile mentre il Rei arrivava a 2,4;
  • il sostegno per la casa non è erogato a tutti i destinatari della misura e non è modulato all’aumentare del numero dei componenti la famiglia come se una famiglia più numerosa non necessitasse di maggior spazio per poter vivere dignitosamente;
  • inoltre, nonostante i numerosi proclami, non solo non si aumentano le pensioni di invalidità, ma queste sono calcolate nel computo per la soglia reddituale anche se sul meccanismo analogo di calcolo dell’Isee la Sezione IV del Consiglio di Stato con ben tre sentenze ha stabilito l’esclusione dal computo dell’indicatore della Situazione Reddituale i «trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, incluse carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche» e quindi, pensioni, assegni, indennità per minorazioni civili, assegni sociali, indennità per invalidità sul lavoro, assegni di cura, contributi vita indipendente ecc.);
  • il sussidio economico è calcolato in base a una scala di equivalenza penalizzante per le persone disabili e per le famiglie numerose, in particolare per quelle con minori là dove i dati Istat e degli istituti di ricerca attestano che più di un milione di minori sono in povertà;
  • infine, in seguito all’accordo con le Regioni si provvede all’assunzione di 3.000 «navigator», cioè di 3.000 persone, numero dimezzato rispetto alla previsione iniziale che con un contratto di collaborazione, quindi a loro volta precari, dovranno guidare, in stretta connessione con i centri per l’impiego, i beneficiari del reddito di cittadinanza all’inserimento nel mercato del lavoro;
  • nella stessa Anpal ci sono 654 operatori precari che da un anno chiedono la stabilizzazione dei loro posti di lavoro prima di procedere a nuove assunzioni,

impegna il Governo

a predisporre tutte le misure necessarie affinché nel passaggio dal Rei al Rdc, non si vanifichino i processi di avviamento e di rafforzamento della rete del welfare locale per il contrasto alla povertà che con grande fatica sono stati avviati nei territori e che solo ora stanno iniziando a produrre i primi risultati. 
9/1637-AR/128. De Maria.

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