Giustizia e Memoria

marzabotto-1Il 3 e 4 ottobre onoriamo a Marzabotto le vittime di quel terribile eccidio che devono ricordarci sempre l’altissimo prezzo di sangue pagato dal popolo italiano negli anni terribili della guerra, della dittatura fascista, dell’ occupazione nazista. Un sacrificio che ha garantito libertà e democrazia al nostro Paese. Perciò la memoria di quella Storia è un patrimonio fondamentale per dare forza ai valori della Costituzione nata dalla Resistenza e deve essere difeso sempre dall’insulto e dalla provocazione.

Proprio perché è intollerabile tutto ciò che non rispetti la memoria di quella grande storia collettiva, insieme ai colleghi Nardi, Ferro, Mariani, Tidei, ho presentato due interrogazioni parlamentari ai ministri della Difesa e dell’Interno per sapere quali iniziative sono in corso contro l’idea del sindaco dio Affile, una cittadina nei pressi di Tivoli, di costruire un monumento sacrario a Rodolfo Graziani, firmatario delle leggi razziali e criminale di guerra, e per chiedere chiarezza e trasparenza sull’uso dei 695 fascicoli contenuti nel cosiddetto ‘armadio della vergogna’, scoperto solo nel 1994, grazie ad un valente giornalista, Franco Giustolisi, nelle stanze della Procura generale militare. Nel primo caso (prima firmataria dell’interrogazione è la collega Martina Nardi) l’Anpi nazionale ha già presentato denuncia invocando l’applicazione della Legge Mancino contro il reato di apologia di fascismo, ma noi contiamo su iniziative politiche da parte del ministero dell’Interno per impedire l’esistenza di quel sacrario; anche nel caso dell’’armadio della vergogna’, chiediamo di sapere quali iniziative del governo siano in corso visto che è emerso già da tempo che molti fascicoli relativi ai casi di cittadini trucidati dai fascisti e dai nazisti durante la fase finale della guerra sia poi stati frettolosamente richiusi. Invochiamo dunque giustizia e memoria, nella consapevolezza che insieme rappresentano prima di tutto un dovere morale verso chi è caduto per la libertà di tutti gli Italiani.

Ecco il testo delle due interrogazioni:

Interrogazione a risposta scritta

Al Ministro della Difesa

per sapere – premesso che: ?
nel 1994 nelle stanze della procura generale militare furono rinvenuti 695 fascicoli, “archiviati provvisoriamente” nel 1960, relativi a centinaia di processi riguardanti le decine di migliaia di italiani (civili e militari) trucidati dai tedeschi e dai fascisti in Italia e all’estero durante la fase finale della Seconda Guerra Mondiale;

a partire dal 1994 molti di quei processi vennero celebrati e decine di condanne all’ergastolo comminate, anche se nessun condannato ha poi nei fatti scontato un solo giorno di prigione;

studi di recente pubblicazione evidenziano come molti dei suddetti fascicoli siano stati aperti solo formalmente per poi essere richiusi frettolosamente, senza reali indagini, dal momento che tra il 1994 e il 1995 le carte vennero mandate alle procure militari competenti ma i processi sono stati istruiti e si sono svolti perlopiù solo dal 2003 a oggi;

su 695 fascicoli rinvenuti, le più di 300 indagini istruite e portate a compimento sono state effettuate quasi tutte dalla procura militare di La Spezia tra il 2002 e il 2008, da quella di Verona dal 2008 al 2010 e da quella di Roma dal 2010 a oggi;

particolarmente disattesi appaiono i casi relativi agli eccidi di militari italiani compiuti in territorio estero all’indomani dell’8 settembre 1943 soprattutto nelle isole greche, nei Balcani, nei campi di prigionia. In particolare, su 41 episodi (in 26 dei quali vi erano i nomi di alcuni dei presunti responsabili) solo per 18 si è tentato un qualche tipo di indagine che non ha dato esito. Un caso esemplare è quello della strage di Cefalonia, l’isola dove i soldati della divisione Acqui, che si rifiutarono di arrendersi, vennero sterminati. La documentazione relativa alla strage avvenuta nell’isola ionica spettava, per competenza, alla procura militare di Roma,

l’indagine su Cefalonia partì però solo nel 2007, dopo sollecitazioni provenienti dalla stampa e da un’istanza presentata da alcuni parenti delle vittime. L’unico indagato, l’allora sottotenente Otmar Mühlhauser, venne rinviato a giudizio nel 2009, ma poco tempo dopo morì e l’indagine condotta dalla procura romana si concluse;

altro caso esemplare è quello delle stragi di Kos e Leros per le quali l’allora pubblico ministero militare chiese nel 1995 l’archiviazione per prescrizione. Richiesta respinta dal giudice in quanto trattasi di reati imprescrittibili. Dopo otto mesi venne indirizzata alla Germania la richiesta di individuare il generale responsabile nella persona di Friedrich Wilhelm Muller, ma il nome fu trascritto erroneamente per cui le ricerche non ebbero esito. Così, il 12 ottobre 1999, si chiese nuovamente l’archiviazione e questa volta venne concessa;

sorte simile a quella delle stragi di Kos-Leros toccò ad altri fascicoli sui casi esteri di competenza della procura romana. Le statistiche di recente pubblicazione dimostrano la frettolosa e inadeguata attenzione riservata alle indagini sui massacri dei soldati italiani. I procedimenti per i quali non è stata svolta alcuna attività di indagine (in tutto 22) sono stati archiviati entro il 1996 (ad eccezione di un fascicolo archiviato nel 1999). Gli altri 18 fascicoli, per i quali pure è stata svolta qualche forma di indagine, sono stati archiviati nel 1999;

la procura della Repubblica militare di Roma chiese l’archiviazione dei 18 procedimenti in soli 11 giorni: per cinque l’8 ottobre 1999, per otto il 12 e per gli ultimi cinque il 19 ottobre. Il giudice per le indagini preliminari risponde con grande velocità. Archivia undici procedimenti il 5 novembre, sei il 9 novembre e solo per uno la decisione slitterà al 28 luglio del 2000;

alla procura militare di Roma, dopo l’assegnazione – tra il 1994 e il 1995 – dei processi alle procure competenti, non restarono solo i fascicoli sui ‘casi esteri’ ma anche quelli sulle stragi di civili massacrati dai nazifascisti nel centro Italia durante il periodo dell’occupazione;

attraverso organi di stampa fu inoltrata al Gip militare di Roma, formale richiesta di visionare i fascicoli archiviati e la procura militare dava parere positivo spiegando che non sussiste “alcun impedimento”. Il gip rigettava invece la richiesta perché “generica, relativa alla totalità degli atti, di una serie sostanzialmente indeterminata di procedimenti”. Eppure la richiesta era accompagnata dall’elenco dettagliato dei processi fornito ufficialmente dalla procura;

incrociando l’elenco fornito dalla procura e gli atti della commissione parlamentare che indagò sull’occultamento dei fascicoli si capisce facilmente come anche i fascicoli sui casi italiani abbiano subito la sorte dei molti di quelli esteri. Ricorrono, ad esempio, le stesse date. In data 18 aprile 1996 il gip di Roma archivia senza nessuna attività investigativa quattro casi esteri. Lo stesso giorno, verosimilmente a seguito di nessuna attività investigativa, vengono archiviate la strage di Calvi, in Umbria (dodici morti), di Tolfa, in provincia di Roma (quattro morti), dell’Aquila (nove morti). Il 5 novembre 1999, il giorno in cui il gip firma l’archiviazione di 11 casi esteri viene archiviato anche il fascicolo 536 relativo a fatti avvenuti a Capistrello (AQ) e lo stesso giorno si procede all’archiviazione degli omicidi commessi a Tagliacozzo, sempre nell’aquilano;

se è a conoscenza di quanto fin qui ricordato e se intende assumere iniziative in merito.

«De Maria, Nardi, Ferro, Tidei, Mariani, Zoggia».

 

Al Ministro dell’Interno

Premesso che l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI nazionale) ha sporto formale denuncia presso la Procura della Repubblica di Tivoli contro il Sindaco di Affile, Ercole Viri, ed altri eventuali compartecipi, a seguito della costruzione del monumento-sacrario a Rodolfo Graziani, per vari reati (apologia del fascismo, apologia di delitti ed altri reati previsti dalla legge Mancino);

dato che il 21 settembre 2015 di quest’anno si è tenuta davanti al Tribunale di Tivoli la prima udienza del processo contro Ercole Viri e due assessori della sua giunta;

premesso che il mausoleo dedicato a Graziani nella cittadina di Affile, inaugurato l’11 agosto 2012, nel 130° anniversario dalla nascita di Rodolfo Graziani è ancora intatto;

essendo noto che Rodolfo Graziani, firmatario delle leggi razziali e criminale di guerra, condannato a 19 anni di carcere nel dopoguerra per tradimento del popolo italiano, avendo combattuto al servizio dei nazisti, che tale mausoleo suona come un’offesa a tutti gli antifascisti e come un grave oltraggio ai popoli africani, in particolare nei confronti del popolo etiope, presso il quale l’ex maresciallo del regno è noto come “il macellaio”;

che Graziani non ha mai mostrato pentimento per le numerose stragi perpetrate dai nazifascisti in Italia;

saputo che il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, nel settembre 2012 ha chiesto agli uffici regionali di sospendere il finanziamento concesso al Comune di Affile e originariamente destinato al ‘completamento del parco Rodimonte’ e alla ‘realizzazione di un monumento al soldato’, cioè al milite ignoto;

saputo poi che il Comune di Affile ha impropriamente e arbitrariamente dedicato tale mausoleo a Rodolfo Graziani;
saputo che per la prima volta nel 1996 il governo italiano ha ammesso ufficialmente che il regime fascista tra il 1935 e il 1936 utilizzò i gas nella guerra d’ Etiopia e più precisamente furono impiegati bombe d’aereo e proiettili d’artiglieria caricati a iprite e arsine e che l’impiego di tali gas era noto al Maresciallo Badoglio e al Generale Graziani;
premesso che i comuni di Stazzema, di Massa, di Carrara, di Montignoso, di Marzabotto e la Provincia di Massa Carrara hanno chiesto di costituirsi parte civile nel procedimento;

saputo che sono stati depositati vari atti di sindacato ispettivo a tale proposito e che il Ministero è stato più volte sollecitato sulla questione;

SI CHIEDE se il Ministro sia a conoscenza e quali iniziative intenda assumere in merito.

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